Dall’esibizione in una cantina alla scena musicale drag di Londra, Lynks ci racconta la sua evoluzione come artista queer. Con uno stile provocatorio e testi espliciti, esplora la fluidità di genere e l’anonimato, trovando ispirazione in icone come Lee Bowery. In questa intervista, Lynks riflette sulla sua crescita, il significato del suo album ‘Abomination’ [PIAS] e l’influenza della musica punk nella sua carriera.
Lynks è un nome che risuona forte e chiaro nella scena musicale queer di Londra. Con un background che spazia dalle performance in cantine, agli spettacoli di apertura per artisti come Frank Carter, Lynks è diventato un simbolo di fluidità di genere e di espressione artistica senza filtri.
La sua musica, electro-pop ruvida è caratterizzata da testi espliciti e una forte attitudine punk, è un grido di liberazione e una sfida agli stereotipi. Abbiamo chiacchierato con lui dei suoi inizi, dell’impatto del trasferimento a Londra sulla sua carriera e l’influenza di icone come Lee Bowery sulla sua estetica e ovviamente della sua scelta di rimanere anonimo.
Preparatevi a entrare nel mondo trippy e affascinante di Lynks, dove la musica e la teatralità si fondono in uno spettacolo unico.
Cosa puoi dirmi dei tuoi inizi? È vero che Lynks ha preso forma nel tuo seminterrato?
Ahah, beh non proprio. È stato un concerto nel seminterrato di un mio amico. Preferisco però la tua versione – tipo magari sono cresciuto in qualche macchia di muffa o qualcosa del genere.
Ti sei trasferito da Bristol a Londra. Com’è la scena musicale drag in questo momento nella capitale?
La scena drag a Londra è incredibile. Non vedo molta musica originale provenire dai performer in questo momento… Ma penso che sia destinato a cambiare. C’è un gruppo di drag che sta creando cose davvero cool – Virgin X e Hey Baby sono favolose.
A nessuno piacciono le etichette, ma consideri Lynks un personaggio fluido, o è più un modo per esplorare il tuo lato femminile?
E’ nato decisamente per esplorare il mio lato femminile, ma col tempo è diventato molto più fluido. Non credo di aver realizzato all’inizio quanto sarebbe stato divertente giocare con la mascolinità…
Adoro il tuo atteggiamento punk. Com’è stato per un riot queer come Lynks stare sul palco aprendo per Frank Carter, icona della scena hardcore UK?
Abbastanza folle! Non avevo davvero pensato a me stesso come a un punk fino a quel momento a dire il vero. Ma poi vedere come mi ha accolto bene il seguito hardcore punk di Frank Carter mi ha fatto pensare, “uh, forse sono davvero il più punk”. Una realizzazione divertente.
Perché hai deciso di rimanere anonimo?
Per tantissime ragioni. È una sana separazione tra me e la mia arte, posso essere in posti dove la gente potrebbe conoscere la mia musica senza mai essere riconosciuto, il mio ego rimane (leggermente) più piccolo, ma principalmente la maschera aiuta ad assorbire parte del sudore.
Sono un italiano cresciuto in una provincia cattolica. La religione è sempre stata intorno a me, purtroppo. Hai chiamato il tuo album ‘Abomination,’ una parola che la Bibbia, ma anche alcuni politici oggi, usano per descriverci. Ho pensato a questo prima di ascoltare ‘Leviticus18.’ È questo il tuo modo di esorcizzarlo e farlo diventare la tua forza?
Sì, assolutamente. Volevo prendere quella parola che ha creato tanto dolore e reclamarla, come si farebbe con un insulto. Perché è un insulto. Solo perché è nella Bibbia non cambia questo fatto.
Trovo che ci sia una certa franchezza sessuale nei tuoi testi, che apprezzo perché è piuttosto rara nel pop queer. Cosa ti ha portato ad essere deliziosamente esplicito?
Hmm, credo di aver scoperto che più sono senza filtri nei miei testi, più la gente sembra apprezzarli… Un po’ di tempo fa ho pensato “al diavolo”. Scriverò i miei testi come parlo ai miei amici. Niente più filtri. È stato molto liberatorio.
Con quale tipo di musica sei cresciuto?
Ero profondamente ossessionato da Florence and the Machine nei miei primi anni dell’adolescenza. Poi sono passato gradualmente alla Basic Boy house music durante l’era dei Sweet 16. Ossessioni per M.I.A., Peaches e Little Dragon sono seguite poco dopo.
Quanto ha influenzato il tuo look Lee Bowery?
Enormemente. Era un po’ l’ispirazione originale: tipo cosa succederebbe se entrassi in un club e Leigh Bowery stesse eseguendo musica dance esplosiva.
Come descriveresti la tua estetica?
Calda, sexy, pignatta.
Nella vita reale sei ironico come nei tuoi testi?
Assolutamente. A volte anche io faccio fatica a capire se sono serio o no.
Per te, il punk è un atteggiamento o uno stile di vita?
Pensavo fosse un genere musicale.
Come descriveresti uno dei tuoi spettacoli dal vivo?
Il miglior modo in cui sono riuscito a descriverlo finora è che sembra di guardare un concerto delle Spice Girls, mentre sei sotto l’effetto di funghi allucinogeni. Coreografia completa, teatralità completa, ma tutto trippy, disordinato, sudato e strano. È un bel momento.
L’ultimo disco di cui ti sei innamorato:
Il nuovo album dei Vampire Weekend “Only God was above us”!!! Lo adoro.